La città si dimentica i suoi figli qui la città si dimentica i suoi figli. Banchi a due a due, fuori betulle spoglie, ognuno per le sue, volate via le foglie. Famiglie parlano dialetto, gli altri non ci capivano, però non ci colpivano, ed ora questo ristretto. Porta in superficie una notizia maledetta, tanti ne uccide la fame, quanti la fretta. Ciro non c'è più, dicono morto sul colpo, pago il mio caffè, esco e sono sconvolto. Ne accendo una, mi ritrovo in mezzo al traffico, siamo usciti di testa mica usciti da un classico. Nelle luci, pensieri dolci come truci, ci scaviamo buchi nelle mele come i bruchi. Noi da bambini, dalle tabelline, ci siamo passati pini, come le ragazzine. Forse è proprio vero non a tutto c'è un perché perché parlare di te è raccontare un po' di me. ye! Se ti guardi attorno adesso dimmi a chi somigli sei solo con te stesso quando cadi cerchi appigli La città si dimentica i suoi figli. qui la città si dimentica i suoi figli. Abbiamo fatto a botte, come abbracciati forte, la fame qui ci fotte, quando cala la notte. Incubi nascosti fuori dalle nostre porte, microbi venuti al mondo per buona sorte. Le stesse strade dal semaforo alla banca, fanculo le guardie, dannata dama bianca. Vuoto e vizi, seguo trame noir dagli inizi sulla tela schizzi, dentro pensieri fissi. Non so che pensavi poco prima della fine, ma quando l'ho saputo non sapevo cosa dire. In fila per mano stavamo alle elementari, sognavamo d'essere grandi e di fare affari. Ci siamo persi e poi ti abbiamo perso, ma non abbiamo perso, quaggiù è sempre lo stesso. Il varesotto ancora teme chi è diverso e impreca nel suo suv, io in studio a fare dischi spero che arrivino lassù. Se ti guardi attorno adesso dimmi a chi somigli sei solo con te stesso quando cadi cerchi appigli La città si dimentica i suoi figli. qui la città si dimentica i suoi figli. Se ti guardi attorno adesso dimmi a chi somigli sei solo con te stesso quando cadi cerchi appigli La città si dimentica i suoi figli. qui la città si dimentica i suoi figli.